In
occasione dell’evento “I soldi parlano: i migranti contano”, tenutosi sabato 8 aprile al
Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia, Adolfo Brizzi, direttore
presso il Fondo Internazionale delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Agricolo
(IFAD) ha approfondito il ruolo che le rimesse dei migranti riveste per milioni di famiglie rimaste nei paesi d'origine, consentendo loro di elevare i propri standard
di vita al di sopra dei livelli di sopravvivenza e vulnerabilità, nonché di
investire in salute, istruzione, alloggio e iniziative imprenditoriali.
Secondo il relatore, le rimesse – il denaro spedito a casa, ai parenti, dai lavoratori emigrati – dei circa 250 milioni di migranti che vivono al di fuori dei loro paesi di origine arrivano a sostenere altri 750 milioni di persone in tutto il mondo. Movimenti finanziari che influenzano direttamente la vita di una
persona su sette tra gli abitanti del nostro pianeta.
Naturalmente solo una piccola parte di quel che i lavoratori migranti guadagnano, in genere somme di 200 o 300 dollari
alla volta, vengono spedite a casa, diverse volte l’anno. Cifre all'apparenza piccole, ma che sommate tra loro hanno raggiunto la quota, secondo la Banca Mondiale, di circa 600 miliardi di dollari nel 2015; una cifra che rappresenta oltre il triplo del totale degli aiuti ufficiali allo sviluppo a livello
mondiale. Tale imponente flusso di denaro è fonte di lucrosi guadagni da parte dei diversi intermediari che ne curano, a livello mondiale, il trasferimento dalle città dell'occidente al più sperduto villaggio dei paesi originari dei migranti. Alla luce dei costi medi richiesti per la trasmissione del denaro tali rimesse generano un business di oltre 40 miliardi di dollari all'anno, appannaggio dei diversi operatori coinvolti, banche , servizi postali, operatori di money transfer e compagnie telefoniche.
Secondo l'ultimo Remittance Price Worldwide della Banca Mondiale del marzo scorso, il costo medio di queste rimesse, nel 1 ° trimestre 2017, si
posizionava al 7,45 per cento, inferiore a quello del 2012 che era dell'8,96 per cento. Il dato è però ancora superiore al 5% che il G8 del 2009 e il successivo G 20 si erano dati come obiettivo per il 2014 e al 3 per cento fissato come
obiettivo per il 2030 dall’ONU. L’Asia
del Sud rimane la destinazione più
economica, con un costo medio del 5,40%, contro il 6,54% del 2012. Sempre nel 1 ° trimestre 2017, l'Africa sub-sahariana ha
registrato un costo medio del 9,81% a fronte del 12,40% del 2012. Le banche restano il gestore delle rimesse più
costoso, con un costo medio dell' 11,18
per cento, seguite dalle Poste con il 6,57%, dagli Operatori di Money Transfer con il 6,32% e dagli operatori telefonici Mobile con il 2,87% .
A quest'ultimo canale ha deciso di affidarsi , fin dalla metà del 2015, anche il Rwanda dove la principale compagnia telefonica mobile locale MTN Rwanda,
del Gruppo sudafricano MTN attivo in tutto il continente, ha siglato un accordo con Western Union,
leader mondiale nel trasferimento di denaro al di fuori del canale bancario,
per consentire ai rwandesi che vivono all'estero di inviare denaro
direttamente ai telefoni cellulari dei loro parenti in Rwanda che già
utilizzano il servizio di Mobile Money.
Questo scenario potrebbe trovare ulteriore sviluppo se anche nei paesi d'origine delle rimesse scendessero in campo le compagnie telefoniche occidentali, intaccando il monopolio di Western Union e Money Gram. Questi ultimi finora l'hanno fatta da padroni, forti della ramificata rete di propri corrispondenti locali nei paesi di destinazione delle rimesse. Anche questo vantaggio potrebbe tuttavia essere insidiato dai punti vendita delle compagnie telefoniche locali che si possono tranquillamente trovare anche nel più sperduto dei villaggi africani.
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