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lunedì 27 febbraio 2017

Per una economia senza contanti in Rwanda si punta sul mobile money

Sono 8,9 milioni i telefonini in Rwanda
«Il contante costa troppo. Ora la svolta digitale dei pagamenti in Italia» con questo virgolettato sabato 19, il Corriere della sera titolava un’intervista a Paolo Bertoluzzo da pochi mesi alla guida di ICBPI-CartaSi, il gruppo che vuole diventare la fintech della banche italiane, per tutto  quanto riguarda  i pagamenti e l’innovazione digitale. Anche se esiste un dato di partenza piuttosto penalizzante:la diffusione in Italia della carte è al 17%, contro una media europea del 35%  e oltre il 60% nel Regno Unito.
Più favorevole è forse la situazione del Rwanda che, con 3.333.349 abbonati detentori attivi di moneta mobile (+34% sul 2015) su una popolazione che si aggira attorno ai 12 milioni di abitanti, consente al suo  Ministro delle Finanze e della Programmazione Economica, Claver Gatete, di affermare come “obiettivo del governo sia fare del Rwanda un’economia delle transazioni senza contanti”. Un obiettivo decisamente ambizioso che il ministro ha espresso   in occasione del lancio del prodotto MoKash,  una partnership tra la compagnia telefonica MTN e la  Commercial Bank of Africa (CBA),  che consentirà ai clienti di MTN Mobile Money di risparmiare e prendere prestiti a breve termine usando i loro telefonini. Non appaia velleitario l’impegno del governo rwandese, ribadito anche dal governatore della Banca Nazionale, John Rwangombwa, in sede di presentazione del Rapporto annuale sulla politica  monetaria e la stabilità finanziaria, avendoci il Rwanda
abituato a mettere in campo sfide all’apparenza  ambiziose che però, nel tempo,  hanno trovato piena attuazione. Basti ricordare al riguardo il forte impegno nella digitalizzazione dell’amministrazione pubblica che consente di aprire un’impresa in poche ore, piuttosto che ottenere una licenza edilizia in pochi giorni o un visto d’entrata in 48 ore. E’ però nella tecnologia mobile a supporto dei  pagamenti elettronici che si sono evidenziati i maggiori progressi. Ricordiamo che il Rwanda ha bypassato l'introduzione della rete telefonica fissa introducendo direttamente la telefonia mobile,  oggi in possesso di oltre il 70% della popolazione rwandese. L'introduzione di servizi di mobile money ne è stata una diretta conseguenza. Con oltre 3 milioni di abbonati al servizio e una diffusione capillare sul territorio di quasi 60.000 agenti, il servizio pagamenti elettronici sta letteralmente esplodendo: per esempio in un anno i   pagamenti in forma elettronica di diversi servizi pubblici (  tasse scolastiche, acqua e  luce, assicurazioni) sono passati da 18.252 nel 2015 a 253.320 transazioni nel 2016. La percentuale delle transazioni elettroniche  di pagamento al dettaglio sul PIL è aumentato dallo 0,3% nel 2011 al 21,6% a fine dicembre 2016. Sulla scorta di questi trend, con 746,458 carte bancarie in circolazione,  è facile comprendere  come un editorialista del governativo  The New Times arrivi a perorare la rottamazione degli attuali 400 ATM di fresca installazione,  a favore di una massiccia diffusione dei POS, attualmente 1.885,  che dovrebbero essere resi obbligatori in tutti gli esercizi commerciali, con la formalizzazione del divieto di pagamenti in contanti superiori Rwf 500, meno di un euro. In questo scenario, con l'assoluto monopolio del mobile money, e' prevedibile che le 4000 carte di credito appena messe in circolazione  non siano destinate a moltiplicarsi e potrebbe toccare loro la sorte dei pochi telefoni fissi esistenti in Rwanda prima del trionfo del mobile: la rottamazione.Per il futuro, conoscendo le resistenze interessate degli italiani ad abbandonare il contante a favore dei pagamenti digitali, e conoscendo la determinazione con cui le autorità rwandesi perseguono i loro obiettivi, nella corsa verso un'economia cash-less, forse il ministro Gatete parte con qualche lunghezza di vantaggio rispetto all'amministratore delegato dell'Icbpi.

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