Da tempo, in maniera più o meno esplicita, la
leadership rwandese ha espresso ammirazione per il modello di sviluppo economico
della piccola città stato di Singapore, tanto che ormai da tempo i media internazionali
parlano del Rwanda come la Singapore dell’Africa.I riferimenti a questa realtà attengono, da parte rwandese, prevalentemente all’aspetto
economico che ne ha caratterizzato lo sviluppo in questi ultimi decenni, non disdegnando anche qualche attenzione circa il modello di governance politica. Già in passato
abbiamo rappresentato la realtà di Singapore ( clicca qui), oggi ne facciamo un
aggiornamento segnalando questa analisi del sociologo canadese Derrick de
Kerckhove, che sul quotidiano Avvenire, partendo appunto dall’esperienza di
Singapore, denuncia i rischi di una deriva possibile che la «datacrazia» (il
potere dei dati), potrebbe produrre sui comportamenti dei cittadini, costretti
ad adeguarsi ai modelli sociali imposti, attraverso la tecnologia, da chi detiene il potere. Per leggere l’articolo clicca qui.
A proposito dell’uso
e del controllo del web, a inizio mese è stato rilasciato il rapporto annualeFreedom on the Net redatto
dalla fondazione americana Freedom House. Il giudizio rilasciato
sul Rwanda è quello di un paese “parzialmente libero”, con uno score di 51/100 mediano nella classifica mondiale e migliore di quello di Singapore che è di 41/100, in cui è di molto
migliorato l’accesso a internet dal punto di vista tecnologico, ma il cui uso deve parallelamente scontare significativi controlli e limiti da parte delle autorità. Il
giudizio completo sul Rwanda contenuto nel Rapporto è consultabile cliccando qui.
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