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venerdì 2 ottobre 2015

Papa Francesco:esiste anche il diritto a non emigrare

"La Chiesa affianca tutti coloro che si sforzano per difendere il diritto di ciascuno a vivere con dignita', anzitutto esercitando il diritto a non emigrare per contribuire allo sviluppo del Paese d'origine". Lo sostiene Papa Francesco nel Messaggio per la prossimaGiornata Mondiale del migrante e del rifugiato che verrà celebrata il 17 gennaio prossimo.Secondo il Papa, la risposta all'attuale ondata migratoria "dovrebbe includere, nel suo primo livello, la necessita' di aiutare i Paesi da cui partono migranti e profughi". Infatti, "e' necessario scongiurare, possibilmente gia' sul nascere, le fughe dei profughi e gli esodi dettati dalla poverta', dalla violenza e dalle persecuzioni", fermo restando il dovere dell'accoglienza verso chi e' partito e ancora partira', a cominciare dalle comunità parrocchiali, sollecitate dal Papa a superare il timore di veder “minacciata la tranquillità tradizionale”.
Perché sottolinea il  Pontefice  "ognuno di noi e' responsabile del suo vicino: siamo custodi dei nostri fratelli e sorelle, ovunque essi vivano. La cura di buoni contatti personali e la capacita' di superare pregiudizi e paure sono ingredienti essenziali per coltivare la cultura dell'incontro, dove si e' disposti non solo a dare, ma anche a ricevere dagli altri. L'ospitalita', infatti, vive del dare e del ricevere".In definitiva, scrive il Papa, "la solidarieta', la cooperazione, l'interdipendenza internazionale e l'equa distribuzione dei beni della terra sono elementi fondamentali per operare in profondita' e con incisivita' soprattutto nelle aree di partenza dei flussi migratori, affinche' cessino quegli scompensi che inducono le persone, in forma individuale o collettiva, ad abbandonare il proprio ambiente naturale e culturale".
Parole chiare che finalmente legittimano, anche all’interno della comunità ecclesiale, la posizione di  coloro che in questi mesi hanno tentato di far sentire la voce della parte più debole della popolazione che, per scelta o per necessità, rimane nei paesi di origine e lì attende che paesi, organizzazioni e  persone di buona volontà portino il  loro aiuto per  dare concretezza al “diritto a  non emigrare”.
In questi mesi, la sorte di centinaia di milioni di africani non ha trovato alcuno spazio sui media nazionali, tutti indistintamente alle prese con la sola punta dell’iceberg: alcune decine di migliaia di profughi e di migranti economici.
Neppure quando i vescovi africani il 24 agosto scorso hanno lanciato, in occasione di un grande incontro panafricano di giovani,  un appello affinchè gli stessi non si lasciassero attrarre dalle sirene di un inesistente posto di lavoro in occidente, ma si impegnassero in loco  per il futuro del continente, la stampa cattolica italiana, a partire  dal quotidiano cattolico Avvenire, seguito dalla gran parte dei settimanali diocesani, ha ritenuto di rilanciare l’ appello.
Forse da qui in avanti, dopo che il Papa nel suo messaggio ha detto chiaramente che su questi problemi “ è indispensabile che l’opinione pubblica sia informata in modo corretto, anche per prevenire ingiustificate paure e speculazioni sulla pelle dei migranti”, potremmo aspettarci maggiore attenzione anche alla parte sommersa dell’iceberg, gli africani che non hanno voce e che non vanno in video.

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