Il prof. Leonardo
Becchetti, nel
suo editoriale comparso ieri su Avvenire, intervenendo nella polemica in
corso tra politica e certi uomini di Chiesa in materia di immigrazione, trova il
modo di ridicolizzare una posizione, quella dell’aiutiamoli a casa loro, che
dovrebbe avere diritto di cittadinanza, al pari di altre posizioni, nel
dibattito anche all’interno della comunità cristiana. Infatti, liquida in
questi termini sbrigativi una delle possibili opzioni: “Aiutarli a casa loro,
già. Ecco la soluzione geniale. Quasi che nessuno ci abbia mai pensato prima!
Chi legge questo giornale, anche ogni tanto, ne sa più di qualcosa... E chi sta
scrivendo questa nota, come molti altri suoi colleghi, ha deciso di diventare
economista e di lavorare con passione in questo settore proprio per realizzare
un tale obiettivo: lottare contro la miseria nelle aree più povere. Ci sono
decenni, anzi secoli, di esperimenti, studi, progetti di economia dello
sviluppo, riflessioni della comunità credente nelle encicliche sociali.
Tantissimi tentativi, qualche successo, molti errori”. Pur citando le
encicliche sociali, forse dimentica quanto auspicato dalla Caritas in Veritate
ai punti 27 e 62 in materia di migrazioni e di aiuti allo sviluppo. Richiesto
sul suo blog, che tiene non su Avvenire ma nella più visibile piattaforma di
Repubblica, di un giudizio sulla buona pratica che tale politica ha trovato in Rwanda, ha pensato bene di non pubblicare il
commento di un lettore che lo sollecitava in proposito, forse per non misurarsi
con una best practice non proprio in linea con le sue tesi, confermando ancora una volta l'inveterata comoda abitudine di molti economisti di rifugiarsi nelle loro teorie quando la realtà da' loro torto.
Fermo sulla sua
posizione di accogliere tutti e comunque, senza distinguere tra profughi e
migranti economici irregolari, dopo aver evidenziato il ruolo che le rimesse
dei migranti hanno nell’aiutarli a casa loro, facendo finta di non sapere che
quelli che sbarcano di questi tempi il lavoro regolare non lo vedranno per
anni, il prof. Becchetti passa a illustrare l’importanza che l’immigrazione
avrebbe per il nostro paese in quanto “abbiamo disperato bisogno di persone che
vengono tra noi dall’estero per portare avanti l’Azienda Italia, per darle
futuro….. Saranno quegli stranieri che vengono, purtroppo, dalla miseria del
dollaro al giorno, dalle guerre e dalle persecuzioni e che considerano comunque
un miglioramento iniziare da noi guadagnando l’equivalente di 3-4 dollari nelle
filiere agricole sperando poi di migliorare, progressivamente, la loro
situazione nel tempo. È questa l’economia e la società in cui viviamo e non lo
strano film che alcuni media e alcuni politici raccontano”. Pare di capire che
al professore vada bene che qualcuno, sfruttando lo status di migranti
irregolari, assoldi questi disperati per 3-4 dollari. Ci dica almeno l'illustre cattedratico se all'ora o al giorno!
Forse che se il professore fosse consulente di un imprenditore gli consiglierebbe di scegliere i propri collaboratori tra degli sconosciuti che gli invadono l’ufficio del personale per essere
assunti , sottopagandoli in nero perché irregolari e quindi privi di diritti, piuttosto
che selezionare chi fa regolare domanda di assunzione in presenza di posti di
lavoro disponibili?
Certo le migrazioni possono essere utili per noi e per loro, tenuto conto della contingente situazione di tempi e luoghi, forse però potrebbero essere oggetto di regole precise autorevolmente auspicate anche dal Catechismo della Chiesa, in cui è testualmente scritto al punto 2241 Le nazioni più ricche sono tenute ad accogliere, nella misura del
possibile, lo straniero alla ricerca della sicurezza e delle risorse necessarie
alla vita, che non gli è possibile trovare nel proprio paese di origine. I
pubblici poteri avranno cura che venga rispettato il diritto naturale, che pone
l’ospite sotto la protezione di coloro che lo accolgono.Le autorità politiche, in vista del bene
comune, di cui sono responsabili, possono subordinare l’esercizio del diritto
di immigrazione a diverse condizioni giuridiche, in particolare al rispetto dei
doveri dei migranti nei confronti del paese che li accoglie. L’immigrato è
tenuto a rispettare con riconoscenza il patrimonio materiale e spirituale del
paese che lo ospita, ad obbedire alle sue leggi, a contribuire ai suoi oneri.
Simili auspici, tuttora in vigore, dovrebbero trovare qualche fonte d'ispirazione, se non tra i bloggers di Repubblica, almeno tra i commentatori di un organo di stampa, emanazione della Chiesa italiana.
Bravissimo, mi hai fatto riflettere e mi hai aggiornato. Non sapevo che il Rwanda, la Svizzera dell'Africa, avesse fatto questo sviluppo. Da giovane , avevo un piacere per questo paese e sapevo che avevano una produzione di miele spontanea con dei favi sugli alberi (parlo del 1977). Poi stragi, hutu, tutsi. Adesso queste notizie molto utili a ragionare...ma qui poco interessa ragionar.
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