Ogni anno più di 50 miliardi di dollari mancano all’appello della
contabilità degli stati africani. Secondo il Rapporto
presentato questa settimana al Parlamento panafricano dall’ex presidente
sudafricano, Thabo Mbeki, in qualità di presidente del Gruppo che indaga sui
Flussi Finanziari Illeciti (IFF), questa è
la somma che annualmente viene sottratta alle popolazioni del continente
africano in cui ancora oggi più di un terzo degli abitanti ( 400.000 su 1,100
miliardi) vive con meno di 1,25 dollari al giorno. Tali flussi finanziari illeciti sono frutto, in generale, dei reati tradizionali come traffico di droga, persone e armi, di contrabbando di petrolio e minerali, di forme di riciclaggio, corruzione, abuso di potere ma anche
da reati più propriamente attinenti l’attività economica, come l’abuso di
regolamentazione o di mercato, con una quota significativa proveniente
dall’evasione fiscale e dalle frodi fiscali su attività commerciale e dagli
accordi fiscali sfavorevoli. La somma è doppia di quanto l’Africa riceve dai
donatori internazionali come assistenza allo sviluppo. Il dato forse più
rilevante che emerge dal Rapporto è che oltre il 60 per cento di quei 50 miliardi
di dollari è rappresentato da quanto le aziende multinazionali lucrano dagli
accordi fiscali particolarmente favorevoli che riescono a imporre ai deboli o
compiacenti governi africani a fronte dei loro investimenti e da forme
esasperate di elusione fiscale. La corruzione concorrerebbe, secondo il
Rapporto, per solo il 3% dell’intera somma. Allo stato attuale, Nigeria,
Egitto, Sud Africa e Marocco risultano in cima alla lista dei dieci paesi
africani dove origina la maggior parte dei capitali illeciti. Per quanto riguarda la Nigeria, in tre
decenni, tra il 1970 e il 2008, ben 217
miliardi di dollari non sono entrate nelle casse dello stato. L’intera Africa nel corso degli ultimi 50 anni, secondo il Rapporto, avrebbe
perso più di 1000 miliardi di dollari a causa dei flussi finanziari illeciti,
una cifra equivalente a tutti gli aiuti ricevuti dal continente africano nello
stesso periodo. Inoltre, secondo
stime, questi flussi dall'Africa tra il 1970 e il 2008, ammonterebbero al
triplo dell'attuale debito esterno del continente. Di fronte a queste cifre, se l'Africa riuscisse a fermare questo
deflusso di risorse finanziarie non sarebbe fuori luogo ipotizzare che il continente potrebbe avviarsi verso l'indipendenza
economica.
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