Dati ufficiali del Ministere de l'amministration locale |
Con una propria
ricerca sul campo, nel 2005, la Verpoorten ha cercato di portare le prove a sostegno di questa affermata sottostima(leggi qui ).
Confrontando i dati sulla popolazione del 1990 forniti dall'amministrazione
locale rwandese con i dati del censimento del 1991 nazionale ha potuto
riscontrare una corrispondenza quasi perfetta per il numero di uomini e donne a
livello locale ma con una quota di tutsi molto più alta nella popolazione
locale che nei dati del censimento. “Questa discrepanza è la prova della
sottostima del numero dei Tutsi nel censimento del 1991, poichè
l'amministrazione locale non aveva motivo di diminuire il numero dei tutsi (la
politica delle quote etniche dipendeva dai dati nazionali, non da quelli
locali), e i Tutsi stessi, inoltre, non potevano facilmente nascondere la loro
etnia verso gli amministratori locali in quanto nota a livello locale”.I risultati emersi nella
ricerca condotta inizialmente nella sola provincia di Gikongoro furono successivamente applicati sui
dati della popolazione locale di tutte le province rwandesi, riferiti all'anno
1987, da cui emergerebbe una presenza di Tutsi pari al 10,6% invece del
8,4%, come riportato nel censimento del 1991. Applicando il 10,6% al dato della
popolazione totale riferito nel censimento del 1991 (7.099.844 abitanti), si
raggiunge un numero di 754.713 Tutsi nel 1991 che, ipotizzando nel 2,5% la
crescita della popolazione, si può calcolare che, alla vigilia del genocidio, fossero 811.941 i Tutsi che vivevano in Rwanda. A seconda di ciò che si considera
più affidabile per il numero di sopravvissuti (300.000 o 150.000), si raggiunge
quindi un numero di morti tra i 512.000 e
662.000. Circa il numero dei sopravvissuti,
inizialmente la cifra era stata fissata in 150.000 che però, negli anni
successivi, varie indagini da parte del
governo ruandese , il
sistema di giustizia dei gacaca e di organizzazioni
dei sopravvissuti hanno portato a essere stimato in circa 300.000.
Per ulteriore approfondimenti sul genocidio, ricordiamo che esiste un documentato archivio ufficiale (clicca qui).
Probabilmente nessun documento ufficiale, dalle anagrafi ai censimenti, dirà quanti tutsi avevano documenti falsi per poter studiare o lavorare.
RispondiEliminaPersone che però erano conosciute nei luoghi di origine e non sono scampate alle segnalazioni dei vicini e quindi alla morte.
La ricerca della prof. Verpoorten sembrerebbe rispondere ai dubbi avanzati dal lettore. E' difficile pensare che localmente, dove tutti si conoscevano come giustamente sostiene Ivano, un Tutsi potesse mimetizzarsi per poter studiare o lavorare senza che chi magari si sentiva danneggiato se ne stesse in silenzio.
RispondiEliminaIn quelle condizioni, i danneggiati erano i tutsi e per i casi di documenti falsificati, parlo con cognizione di causa. E' evidente che operazioni del genere venivano fatte con una certa discrezione, ma con l'inizio del genocidio, i casi sono stati ricercati, trovati e puniti con la morte.
RispondiEliminaNon conosco i numeri, ma è bene ritenere che quando una norma è palesemente ingiusta e discriminatoria, le eccezioni vengono socialmente tollerate.
Fintanto che si vive pacificamente.