Anastase Makutza: chi era costui? Così era titolato un
post it apparso a pag 96 del libro Kwizera Rwanda, in cui si riportava
questa breve storia: “Si tratta di un ex seminarista che si laureò nel 1955 in
Congo, in scienze politiche e amministrative. Fu il primo rwandese a conseguire
un titolo universitario. Forte di questa laurea si mise a cercare un posto di
lavoro, possibilmente all’altezza dei suoi studi. Le sue domande di entrare
nell’amministrazione statale o in altri posti pubblici non furono prese in
considerazione. Dopo molto affannarsi, arrivando a cercare lavoro anche in
Burundi, finalmente trovò un posto di …..dattilografo in un ufficio governativo
di Kibuye e nel 1957 fu promosso assistente amministrativo e quindi trasferito
a Kigali. Anastase Makutza era hutu”. La notizia ripresa da John
Reader: Africa, ed Mondatori, si fermava qui, senza dare ulteriori informazioni
su come fosse successivamente evoluta la storia di Anastase.La curiosità ci è
tornata leggendo un recente notizia, di cui riferiremo più avanti. In realtà,
da quei primi difficili passi nel mondo del lavoro Anastase Makuza, questo
è il cognome corretto, ne ha fatta di strada. Dapprima lo troviamo, alla
fine degli anni cinquanta, collaboratore del rappresentante dell’amministrazione
coloniale belga, Louis Jaspers, che dimostra di apprezzarlo
affidandogli l’incarico di redigere uno studio sulla storia
del paese e sul regime della proprietà fondiaria. Nelle sue memorie,
Jaspers parla di Anastase come « uno degli hutu più
illustri » che sarà protagonista, come militante prima del partito
Rader e successivamente del partito Parmehutu, degli avvenimenti che porteranno
alla nascita della repubblica nel 1959. Sara' ministro della giustizia nei
governi del Presidente Grégoire Kayibanda e successivamente diventerà
presidente dell’assemblea nazionale rwandese.Al riguardo, le cronache ricordano
come non pochi parlamentari nei loro interventi in aula, non avendo molte
capacità argomentative, spesso e volentieri,
si rifugiavano dietro la formula liberatoria " a quel che Makuza ha
appena detto non ho niente da aggiungere ...", riconoscendo così la sua
autorevolezza ed erudizione. Abbiamo trovato anche una nota a margine di uno studio
francese, in cui si riferisce che Anastase Makuza, successivamente al colpo di
stato del 1973, fu sottoposto a una multa salata “per cambiamento di etnia” e vi si disvelano legami familiari sorprendenti di cui già il belga
Jaspers, nelle sue memorie, aveva dato qualche anticipazione. Infatti, parlando di
Anastase Makuza ci informa del suo
fidanzamento “con una giovane tutsi di
alto lignaggio del clan degli Abega da cui tradizionalmente veniva scelta la
moglie del Mwami ( il re)”. In una nota, lo stesso Jaspers specifica che la
moglie di Makuza era imparentata con la mamma dell’attuale presidente rwandese
Paul Kagame. Questo fatto, secondo Jaspers “spiega senza dubbio perché Kagame
nominerà il figlio di Anastase suo primo ministro". Il citato documento
francese parla apertamente che la moglie di Anastase Makuza fosse sorella della
mamma del presidente Kagame. Quando si dice le sorprese che riserva la vita!
Ed eccoci al fatto di cronaca.In queste settimane ha preso avvio in Rwanda il programma "Ndi Umunyarwanda" ( io sono rwandese ), una grande campagna di sensibilizzazione che, secondo le intenzioni delle autorità, dovrebbe convolgere tutti i rwandesi nella costruzione di una identita' nazionale basata sulla fiducia reciproca, frutto di una ricerca della verità storica e della condanna del divisionismo etnico che tanti lutti ha comportato per i rwandesi. In questo contesto, si è tornati a parlare di Anastase Makuza.Lo ha fatto il figlio, Bernard Makuza, già primo ministro per un decennio, a partire dal 2000, e attualmente vice presidente del senato. Aderendo all'invito espresso dal Presidente Kagame, secondo il quale anche chi non si è direttamente macchiato di crimini dovrebbe chiedere perdono delle colpe dei padri e parenti protagonisti di atti di divisionismo e di sangue contro concittadini tutsi, Bernard Makuza ha chiesto pubblicamente scusa perché “Anche se mio padre non era ben accetto da parte degli altri dignitari del regime della sua epoca, io devo domandare perdono perché egli non si è dato da fare per combattere le divisioni che prevalevano in quel periodo” e ancora “non ho vergogna a domandare perdono pubblicamente, a riguardo degli effetti nefasti di questa ideologia sulla popolazione”. Un'uscita che ricorda più una pratica, "l'autocritica" , in grande voga, qualche decennio, fa ad altre latitudini, che un reale contributo, storicamente articolato, alla costruzione di un'identità rwandese condivisa, come ci si sarebbe potuto aspettare da un personaggio portatore, viste le importanti ascendenze personali, di un bagaglio culturale sintesi del vissuto dei due grandi gruppi che concorrono a formare la nazione rwandese.
Chissà come avrebbe reagito il compianto Anastase all'intervento del figlio?
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