Comincia a farsi sentire il
taglio che molti paesi donatori hanno attuato sugli aiuti destinati al Rwanda,
nella convizione che il governo di Kibali sia coinvolto nel sostegno dei
ribelli congolesi dell’M23.Al poco più che simbolico taglio in aiuti militari
di $ 200.000 degli USA, sempre molto comprensivi verso l’amico
Kagame, hanno fatto seguito i tagli dei donatori europei tra cui i Paesi Bassi,
Germania, Svezia, Gran Bretagna, oltre che l’UE. Il venir meno di tali aiuti ,
che il ministro delle Finanze, John Rwangombwa, quantifica in circa il 12%
del bilancio nazionale, ( nell'anno fiscale 2012-2013, gli aiuti esteri
hanno rappresentato complessivamente il 46% del bilancio dello Stato), potrebbe
avere delle conseguenze significative oltre che sul trend di sviluppo del paese
anche sull’ordinaria amministrazione, tanto che lo stesso ministro si è
premurato di smentire la voce che potessero esserci problemi per il pagamento
degli stipendi pubblici.Quotidianamente si leggono sulla
stampa rwandese interventi per stigmatizzare il comportamento dei donatori
esteri le cui decisioni si ripercuoterebbero in toto sulla incolpevole
popolazione. In proposito, l’agenzia Syfia, in una recente inchiesta, riferisce
che per molti rwandesi, il ritiro dei donatori è già evidente nella diminuzione
degli acquisti, nell’aumento dei prezzi e nella stretta che le banche hanno
applicato sui prestiti. In una specie di spending review
il governo ha invitato i funzionari statali a risparmiare dove è possibile:
spendere meno in spese di rappresentanza durante le missioni, lavorare di più ,
fare un uso accorto delle auto di stato. Come riferisce Syfia , il Segretario
di Stato per i Trasporti, Alexis Nzahabwanimana, ha richiamato tutti a evitare
un uso privato delle auto blu, come portare a scuola i figli piuttosto che
partecipare a matrimoni, pena severe sanzioni che possono arrivare fino al
licenziamento.Le preoccupazioni sul futuro stanno comunque montando, nonostante i richiami del presidente rwandese all’orgoglio nazionale che ha portato anche alla costituzione del famoso Fondo Agaciro “dignità in lingua Kinyarwanda” in cui, un po’ spontaneamente e un po’ spintaneamente, tutti i rwandesi dell’interno e della diaspora hanno fatto confluire ad oggi circa 32 milioni di euro, pari all’1,8% del bilancio nazionale stimato in 1,722 miliardi di euro.
L'auspicio del ministro degli esteri, Louise Mushikiwabo, è che la situazione attuale, che sconta anche la grave crisi economica dei paesi donatori, possa presto evolvere verso una soluzione favorevole per il Rwanda perchè " il Rwanda non perde i suoi alleati. Siamo in presenza di una contingenza temporanea, perchè in politica non ci sono nè amici nè nemici per sempre".
Ho sempre difeso la Chiesa cattolica dai suoi denigratori in Rwanda. Ma leggendoti comincio a pensare che che tutti i torti non hanno a dire che voi guardate molto più ai vostri interessi economici che agli interessi delle anime.
RispondiEliminaSe fossi un po' piu' esplicito nei tuoi commenti forse sarebbe possibile replicare. Nel caso specifico non si riesce a capire il riferimento alla Chiesa cattolica .Si ha l' impressione che la tireresti in ballo anche se in un post si recensisse un ristorante di Kigali.
RispondiEliminaPer tua tranquillita' il curatore di questo blog e' un laico che non rinuncia a leggere con un minimo di spirito critico la realta' che lo circonda, ivi compresa quella rwandese che, per ora , non mi pare goda di una sorta di immunita' da critica. L'augurio e' che tu possa fare altrettanto; a quel punto si puo' discutere di tutto.
P.S. Se il tutto fosse mosso da un interesse economico pensi che i volontari che si riconoscono in questo blog si recherebbero in Rwanda a proprie spese, qualcuno rinunciando pure alle ferie?
Non intervengo nella polemica che leggo sopra.
RispondiEliminaIl Fondo Agaciro da quello che mi dicono non ha niente di spontaneo e facoltativo ma obbliga di fatto tutti i possessori di reddito a devolverne una parte per mantenere l'apparato statale e non certo per aiutare il "popolo rwandese". Il mese scorso il governo ha richiesto anche a tutti gli organismi ong che lavorano in rwanda la lista dei dipendenti con il relativo compenso. C'è da registrare però come giustamente segnalavi tu che le ong americane stanno purtroppo chiudendo i rubinetti lasciando di fatto alla deriva molti progetti di sviluppo.
anonimo2