I tre oppositori rwandesi, attualmente detenuti a vario titolo nelle carceri rwandesi, Victoire Ingabire Umuhoza, Déogratias Mushayidi e Bernard Ntaganda, inizialmente inseriti fra i cinque candidati all'edizione 2012 del
Premio Sakharov per la libertà di pensiero del Parlamento europeo, non ce l'hanno fatta a superare la prima selezione ed entrare tra i tre finalisti che si contenderanno il premio nel prossimo dicembre. Come avevamo facilmente previsto nel nostro post del 19 settembre era difficile che i tre potesseso riuscire ad entrare nella terna finale; sarebbe stato uno smacco troppo forte che Kigali non poteva certo permettersi in questo momento. Per la cronaca si contenderanno il premio Sacaharov 2012: Ales Bialiatski un combattente per la libertà e difensore dei diritti umani attualmente in carcere in Bielorussia, le ormai famose Pussy Riot, le tre giovani oppositrici russe, e i due oppositori iraniani, l'avvocato Nasrin Sotoudeh e il regista Jafar Panahi. Purtroppo per gli esclusi, abbiamo l'impressione che non perderanno tanto presto i requisiti per una loro candidatura anche per il prossimo anno.
Trovo poco limpido l'atteggiamento di citare il Premio Sakharov, come qualcosa di rilevante per poi metterlo poche righe dopo in discussione ipotizzando non specificate lobby rwandesi in grado di condizionarne il risultato finale. Ora, come volevasi dimostrare, Kigali è più potente (in questo periodo?) della Russia o dell'Iran con tutto il mondo arabo attorno, per cui i tre candidati rwandesi sono stati esclusi. Ma allora sto premio è proprio una porcheria? Perchè perderci tempo con due post? O forse, come di solito capita, una qualche giuria ha valutato i candidati e ha scartato quelli non meritevoli? Ci deve sempre essere il complotto? Se punto su un cavallo zoppo è evidente che perderò. Malafede è dire in giro che era tutta una combine.
RispondiEliminaChe al Parlamento europeo si parli di tre oppositori rwandesi per me è una notizia, anche se può non piacere al nostro anonimo. Che gli oppositori rwandesi avessero poche chances bastava andare a vedere chi erano gli sponsor dei vari candidati: quelli degli oppositori rwandesi erano meno e probabilmente con un peso politico inferiore a quella degli altri. Che nelle more della decisione, Kigali o chi per esso se ne sia stata con le mani in mano, in attesa che i saggi europei prendessero la loro decisione,con il possibile rischio di una decisione sgradita, non lo crede proprio nessuno, neppure il nostro anonimo.O pensa che Kigali paghi profumatamente i servizi dell'agenzia americana di PR Racepoint Group senza che questa vigili su casi come questi o che il buon amico Tony Blair non abbia trovato il tempo per una telefonata ai suoi uomini a Bruxelles? Suvvia!
RispondiEliminaLo sputtanamento va oltre il Premio Sakharov e colpisce anche il Parlamento Europeo e Tony Blair. Non si salva nessuno. Non può essere che effettivamente i 3 proposti non abbiano i requisiti per vincere quel premio? Io non ho particolari interessi sul fatto che si dica se in Rwanda la democrazia sia perfetta, ma non capisco chi si pone sempre e comunque in posizione critica nei confronti dell'attuale governo. Le lobby non stanno solo da una parte. O crede di no?
RispondiEliminaA Kigali hanno tirato un sospiro di sollievo,almeno a leggere la RNA, per una partita che si e' chiusa 1 a 0 per la lobby di governo. Staremo a vedere se ci sara' una partita di ritorno, anche se ho qualche dubbio in proposito.
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