Rajat K. Gupta |
L'americano di origine indiana, Rajat K. Gupta, è stato un tempo uno degli
uomini d'affari più importanti del mondo presente in diversi consigli di
amministrazione, già ai vertici della società di consulenza McKinsey e della
Goldman Sachs. Il suo presente è però quello di un imputato in un tribunale di New York con l’accusa di insider
trading, per aver passato notizie riservate a un gestore di hedge fund suo
amico, Raj Rajaratnam, già condannato l’anno scorso a 11 anni di prigione. Di
fronte alla richiesta dei pubblici ministeri di condannare Gupta fino a dieci anni di prigione, gli avvocati
difensori se ne sono usciti con una
proposta che ha destato non poche perplessità anche nella stampa americana: concedere al loro
assistito, già in passato impegnato in attività filantropiche, anche in qualità di
fiduciario presso la Fondazione Rockefeller e di consigliere di filantropia del presidente
Bill Clinton, di scontare la pena proposta nella forma alternativa di un servizio di volontariato da espletare in Rwanda. Secondo gli avvocati, il governo ruandese sarebbe ben lieto di dare il proprio sostegno a un programma di servizio in cui Gupta sarebbe impegnato
nei distretti rurali per promuovere e
seguire programmi di contrasto all’HIV, alla malaria, alla povertà, magari, ma questa è una nostra malignità, con qualche capatina a Kigali per un brunch con il presidente per un briefing su finanza e umanità varia. Gupta spera
che il giudice Jed S. Rakoff, che emetterà
la propria sentenza il 24 ottobre p.v., si lasci convincere della bontà della sua richiesta, concedendo la pena alternativa, da un appello
presentato da più di 400
autorevolissimi sostenitori, tra cui Bill Gates e l'ex segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi
Annan. Non abbiamo che da aspettare mercoledì prossimo per vedere se il giudice
accetterà la proposta e, nel caso, quanti anni mister Gupta dovrà passare in
Rwanda per non trascorrerne dieci
in una prigione americana. Chissà se ci si vede laggiù?
Da quello che so adesso in Rwanda molte Ong americane, in seguito ai comportamenti dell'attuale governo sul lago Kivu, complici anche strategie politico internazionali più grandi di tutti noi, stanno lasciando in massa le colline rwandesi. Ho notizia di molte missioni che di punto in bianco si sono trovate senza appoggio logistico e finanziario da parte delle suddette Ong. Una venuta del finanziere americano in rwanda sarebbe in decisa controtendenza.
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