Se il termine best practice, traducibile in italiano come migliore pratica o migliore prassi, definisce in genere le esperienze più significative, o comunque quelle che hanno permesso di ottenere migliori risultati, nei più svariati contesti, soprattutto aziendali, possiamo sicuramente dire che il Progetto Mikan si sta rivelando una best practice nel comparto degli interventi di promozione e sviluppo condotti da associazioni di volantariato in ambito rwandese.Se andiamo ad analizzare le componenti vincenti del progetto scopriamo che nella sua estrema semplicità il Progetto Mikan si caratterizza per: una forte responsabilizzazione dei destinatari dell'aiuto sia in termini di impegno personale ( formazione per essere in grado di avere cura della propria capra fino al momento dello svezzamento del primo nato) sia in termini di lavoro di gruppo per il raggiungimento dell'obiettivo della consegna di 25 caprette ad altrettante famiglie, una buona organizzazione fatta di regole di funzionamento chiaramente definite e codificate in un manualetto. Importante è altresì il contenuto investimento monetario ( circa 800 euro per ogni nuovo gruppo promosso) in grado di innescare un processo moltiplicativo delle caprette a costo zero ( salvo i costi organizzativi). In sintesi: buona organizzazione con regole chiare e definite, formazione e responsabilizzazione delle persone coinvolte, ottimo rapporto costi/benefici e la capacità di autofinanziare il Progetto. Possiamo trasferire queste semplici regole anche ad altri progetti?
Proviamo, per esempio, con il progetto di allevamento di galline ovaiole.Per cominciare si dovrà pensare a una pianificazione puntuale del progetto che ne preveda uno sviluppo graduale nel tempo ( iniziando con un numero limitato di galline), alla formazione e alla responsabilizzione delle persone coinvolte, rendiamo il progetto in grado di autofinanziarsi reinvestendo nel progetto stesso i guadagni del primo anno di attività. Se questi semplici regole venissero condivise dai nostri amici rwandesi si potrebbe legittimamente pensare a progetti realizzati meglio e in numero superiore con beneficio per tutti.
Proviamo, per esempio, con il progetto di allevamento di galline ovaiole.Per cominciare si dovrà pensare a una pianificazione puntuale del progetto che ne preveda uno sviluppo graduale nel tempo ( iniziando con un numero limitato di galline), alla formazione e alla responsabilizzione delle persone coinvolte, rendiamo il progetto in grado di autofinanziarsi reinvestendo nel progetto stesso i guadagni del primo anno di attività. Se questi semplici regole venissero condivise dai nostri amici rwandesi si potrebbe legittimamente pensare a progetti realizzati meglio e in numero superiore con beneficio per tutti.
Nessun commento:
Posta un commento