Mercoledì l’appuntamento è alla
parrocchia di Gituza per l’avvio di un nuovo gruppo del Progetto Mikan, di cui
i nostri quattro lettori conoscono ormai tutta la storia. Per chi, invece,
l’avesse persa, può sempre cliccare qui per recuperare le puntate precedenti. Si
tratta del ventinovesimo gruppo attivato in diocesi. Nei prossimi giorni ne partiranno
altri cinque, un altro nella stessa
parrocchia di Gituza e due rispettivamente
nelle parrocchie di Mutete e di Bungwe. Altri cinque gruppi riceveranno, nella seconda settimana
di agosto, le caprette da altrettanti gruppi che hanno concluso la loro
esperienza nel Progetto. Il clou si avrà sabato 18 agosto, quando a Rebero, una
sottoparrocchia di Nyagahanga, ci sarà
il passaggio a un altro gruppo col quale il Progetto Mikan toccherà le
mille famiglie coinvolte. Affidiamo alla testimonianza di Luca e Mariuccia, impegnati in Italia nella
pastorale familiare, il compito di raccontare l’esperienza di ieri a Gituza.
Incredibile come venti euro, per noi poca cosa ma per loro una
mensilità di un agricoltore, bastino per far felice una famiglia e far si che
la solidarietà passi di casa in casa. Anche l’esperienza vissuta oggi è stata
una lezione di vita che, vista in un contesto occidentale, farebbe sorridere,
ma vissuta sul posto assume una valenza diversa: si capisce il valore di una
semplice capretta per il sostentamento di una famiglia. Come al solito, al
nostro arrivo siamo stati accolti con tutti gli onori; chi poteva, piccolo e adulto,
aveva indossato l’abito delle grandi
occasioni. Mentre le venticinque caprette, pronte per la consegna, erano provvisoriamente affidate alla cura di
altrettanti bambini, le coppie hanno partecipato a un ultimo momento formativo
in cui il responsabile del Progetto, signor Damasceno, ha loro fatto le ultime
raccomandazioni, ripassando la precedente formazione, sulle modalità di gestire
il dono che avrebbero ricevuto. La grande serietà dell’evento, accompagnata
dalla dignità di ogni coppia, da cui peraltro traspariva la trepidazione dell’attesa,
ci ha sbalorditi. Ma la cosa più sorprendente è stata la solidarietà tra le
famiglie che questo progetto include in sé;
concetto più volte richiamato e sottolineato dal parroco di Gituza, don Donat
Nsabimana, e da don Paolo.Si respirava
un’aria di felicità, il tutto accompagnato dalle preghiere e dai soliti
bellisimi canti, in questo caso di ringraziamento e riconoscenza. Grazie
Rwanda, grazie don Paolo, grazie Kwizera. Luca e Mariuccia
Nessun commento:
Posta un commento