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martedì 3 maggio 2011

Guaritori e stregoni

Nei villaggi rwandesi è ancora facile imbattersi, magari non per il muzungu, con lo stregone guaritore,  a cui le persone fanno ricorso  per i più svariati motivi, a partire da quelli di salute o di  presunti atti di malocchio.  Sovente le persone alle prese con qualche  malattia  preferiscono consultare lo  stregone piuttosto che rivolgersi ai centri di sanità o agli ospedali, salvo ricorrervi  quando magari le loro condizioni si aggravano. Essendo abbastanza diffusa la convinzione che ogni malattia abbia origine da qualche forma di avvelenamento o atto  di stregoneria, magari da parte di qualche vicino invidioso, è normale fare ricorso a qualche rimedio erboristico tradizionale o  rivolgersi allo stregone. Le cure che vengono consigliate sono spesso dannose per la salute dei pazienti trattandosi frequentemente di cure a base  di intrugli d’incerta composizione. Così normali malattie che potrebbero essere curate rivolgendosi al Centro di sanità rischiano di avere un’evoluzione pericolosa con effetti negativi soprattutto quando pazienti sono dei bambini. Non è infatti raro il caso di bambini che arrivano ai centri di sanità o nutrizionali completamente debilitati dopo essere stati sottoposti alle cure dello stregone che con la scusa di fargli espellere il veleno li ha in realtà  costretti a rigettare tutto quanto mangiato magari per giorni. Naturalmente lo stregone non è un benefattore; i suoi consulti sono, infatti,  adeguatamente remunerati tanto che è frequente il caso di contadini ridotti alla miseria dalla frequentazione dello stregone, quando non si fa addirittura  pagare in natura se si tratta di una  paziente.   Lo stregone è anche capace di promuovere il proprio business alimentando odi e discordie tra vicini, così da poter attribuire a questi sentimenti possibili malocchi e avvelenamenti,  causa prima del ricorso alle cure dello stregone. La stregoneria è sempre esistita nella società rwandese e non è diffusa necessariamente esclusivamente nelle componenti più povere e arretrate della società e neppure fra  chi è ancora legato alla religione  animista tradizionale.  Anche i buoni cristiani fanno ricorso allo stregone. In  una parrocchia era abitudine dello stregone locale, quando incontrava il parroco alla domenica, secondo quanto raccontato dallo stesso parroco,  agitare il sacchetto delle monete attribuendone la provenienza dalle tasche degli stessi parrocchiani che si recavano alla messa ma, evidentemente, anche frequentatori dello stesso stregone.Oltre che guaritore di ogni tipo  di malattia, lo stregone si attribuisce  anche qualità che rientrano nell'area della vera e propria stregoneria con poteri, a detta di testimoni degni di fede, che possono impressionare.Sono probabilmente questi gli aspetti che attirano anche persone tuttaltro che sprovvedute come gli intelletuali che non sembrano del tutto esenti  dal fascino della stregoneria. Illuminante in questo senso è il caso citato dall'agenzia Syfia  di un funzionario di una ONG americana morto di AIDS dopo aver rifiutato, su consiglio del suo stregone, di sottoporsi alle cure antiretrovirali. Detto tutto questo, prima di lasciarsi andare a qualche sorrisetto  di compatimento ricordiamoci che neppure in Italia  i maghi sono degli sconosciuti.

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