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mercoledì 17 novembre 2010

Il Rwanda visto dal fondatore di Jeune Afrique

Riprendiamo da una lunga intervista del fondatore della nota rivista Jeune Afrique,  Béchir Ben Yahmed, il passaggio dove parla del Rwanda per capire come un media africano importante si rapporti con l'esperienza rwandese.
D: In Rwanda, Jeune Afrique ha avuto buoni rapporti con il regime di Habyarimana. Ora, con quello di Paul Kagame. E per molti lettori, è una svolta a 180 gradi.
R: Capisco che questo può sollevare qualche interrogativo. Ho scoperto il Rwanda negli ultimi anni del presidente Habyarimana. Sono stato invitato lì. Uno dei pochi inviti che, come leader di Jeune Afrique, ho accettato nella vita. Sono anche andato con mia moglie e i bambini, prima in  Burundi e poi in Rwanda. Siamo stati molto ben accolti e sono rimasto  impressionato dal presidente Habyarimana.
E' stato, e continuo a dirlo,  un uomo a posto, e il paese era abbastanza ben governato dai rappresentanti della maggioranza hutu. Egli fu tra i liberali, ma era notoriamente  circondato dal  fratello di sua moglie, che era molto anti-tutsi.
Dopo l'assassinio di Juvenal Habyarimana, ci fu il genocidio, poi Paul Kagame, che non ho mai incontrato e che non conosco. I tutsi, che sono  una minoranza attiva e  laboriosa, presero  il potere. E Paul Kagame ha sedotto Jeune Afrique, perché  ha introdotto un sistema che sembra funzionare. I tutsi sono un po'gli  ebrei di questa regione. Si tratta di un militare, ma ha instaurato un potere civile molto efficace. Ha ridotto la corruzione e ha sviluppato l'economia. Attualmente il regime non è una dittatura, ma può diventarlo, è orientato in questa direzione, in ogni caso io lo temo. Ma è questo un motivo per boicottare il presidente riformista? Perché fare un processo alle intenzioni? Penso che abbia operato bene per il suo paese, ma se le tendenze dittatoriali non vengono corrette, andrà nella direzione sbagliata. Fino a quando il positivo prevale sul negativo, non vi è alcun motivo di essere ostili.
D: Così questa virata di 180 gradi è a un tempo  una decisione aziendale e  una scelta editoriale ...
R: Questa non è una scelta commerciale, è una scelta editoriale. Il Rwanda è un paese importante, ma non è di vitale importanza  per Jeune Afrique, nè in termini di vendite nè in termini di pubblicità. In Tunisia, possiamo dire che abbiamo migliaia di persone, ma non in Rwanda. E poi, il paese è sempre più anglofono.Jeune Afrique potrebbe disinteressarsi del Rwanda. Semplicemente, si è stimato che si sarebbe potuto aiutare questo paese e che non vi fosse alcun motivo di rompere con esso. Guardate la Francia, prima ha  rotto, e poi,  dopo qualche esitazione, è tornata.
Diamo al Presidente Kagame - vigilando - il giudizio favorevole che egli merita in quanto  sviluppatore di un paese senza sbocco sul mare, con poche risorse e sovraffollato.

Troverete l'intera intervista cliccando qui.

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