Come riferito in un nostro precedente post del 28 novembre 2009,da un po’ di tempo le attività delle ONG operanti in Rwanda sono oggetto di particolare attenzione delle autorità di Kigali che, in forza di disposizioni vigenti ( legge N. 20/2000 del 26/07/2000) , vogliono avere un quadro chiaro del fenomeno e delle attività svolte nel paese dalle richiamate organizzazioni . L’argomento viene di nuovo ripreso da The New Times, in un articolo nell’edizione di ieri e nell’editoriale di oggi, in cui si riferisce che le autorità governative hanno intenzione di procedere a reprimere tutte le ONG non registrate o quelle che sono impegnate in attività illegali, dopo che da indagini condotte sono emersi molti casi di malversazione dei fondi ricevuti dai donatori, con casi di arricchimenti personali, e di mancata realizzazione delle attività di sviluppo promesse, piuttosto che di indebita attribuzione di realizzazione di progetti fatti da altri. Le autorità lamentano che un certo numero di queste organizzazioni non inviano segnalazioni alle autorità competenti, come previsto dalla richiamata legge agli articoli 38-40 in cui si prevede che ogni ONG che lavora in Rwanda debba presentare alle autorità di governo competenti, entro il 30 aprile di ogni anno, una relazione dettagliata dei risultati conseguiti, della situazione finanziaria e del bilancio d’esercizio, anche per vigilare che i fondi ricevuti dai donatori non finiscano tutti in spese per mantenere l’apparato dell’organizzazione. L’editoriale odierno invoca esplicitamente l’espulsione dal paese di quelle ONG che non si adeguano a quanto previsto dalle leggi locali e il perseguimento di quelle che fanno un uso scorretto e fraudolento dei fondi ricevuti o che si avventurano su terreni non propri come quello d’intromettersi nella dialettica politica locale. Rimane da capire se la normativa di riferimento si applica anche alle tante piccole Onlus italiane che portano in Rwanda aiuti a sostegno di molte iniziative locali. Se così fosse, si creerebbero non poche difficoltà a quei volontari che s’impegnano sul campo del tutto gratuitamente e senza avere alle spalle organizzazioni in grado di sobbarcarsi gli onerosi adempimenti previsti dalle autorità rwandesi.
Qualche approfondimento sull’argomento si può trovare sul sito dell'ICNL The International Center Not for Profit Law, anche se non abbiamo trovato risposta al dubbio precedentemente sollevato.
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