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sabato 21 novembre 2009

La provocazione di una studiosa africana: basta aiuti all'Africa

I risultati piuttosto modesti del recente vertice della FAO e, soprattutto, la mancanza di vere proposte idonee ad affrontare il problema della fame hanno spinto diversi commentatori a rivisitare le provocatorie tesi sostenute dalla economista dello Zambia, Dambisa Moyo, secondo la quale l'aiuto allo sviluppo dato dai paesi ricchi ai paesi africani, così come si articola oggi, oltre a non funzionare ha contribuito ad aumentare la povertà in molti stati africani. Nel suo saggio "Dead aid: why aid is not working and how there is a better way for Africa" ("Aiuto morto: ecco perchè l'aiuto non funziona ed eccovi la migliore soluzione per l'Africa"), comparso l’anno scorso e non ancora tradotto in Italia, la Moyo, che ha studiato ad Oxford e Harvard prima di lavorare in World Bank e Goldman Sachs, argomenta la sua tesi prendendo in esame i dati economici degli ultimi decenni, da cui emerge che i paesi africani hanno ricevuto, in mezzo secolo, più di 1.000 miliardi di dollari di aiuti senza che il loro livello di povertà sia diminuito. Secondo l’autrice, il modello attuale di aiuti alimenta dinamiche negative che danneggiano i popoli dell'Africa in quanto spezzano sul nascere ogni slancio o idea di riforma, comprimono la capacità degli africani di creare ricchezza nazionale, favoriscono la corruzione, le guerre e il mantenimento di regimi non democratici, e creano una sorta di crescente dipendenza dagli aiuti che vengono dall'estero, rendendo sempre più difficile la possibilità di potersene affrancare.
Secondo la Moyo, un vero sviluppo dell'Africa può scaturire da una maggiore apertura dell'Africa al commercio mondiale, dalla fine delle sovvenzioni americane e europee ai loro produttori e dalla costruzione di governance più stabili e più democratiche nei vari paesi dell'Africa. Secondo quanto sostenuto dall’economista zambiana in un suo intervento pubblicato il 28 febbraio di quest’anno su The Financial Times le sue tesi hanno trovato terreno fertile in Rwanda. Scrive, infatti, la Moyo che in occasione di un incontro con esponenti ruandesi per illustrare alcune delle idee del suo libro, su come sviluppare una crescita sostenibile nel lungo termine prescindendo dagli aiuti esteri, si sia sentita dire da più di un ospite che stava “predicando a dei convertiti " . Ha inoltre riscontrato nello stesso presidente Paul Kagame la ferma volontà di fare tutto quanto possibile per pianificare uno sviluppo che prescinda, per quanto possibile, dagli aiuti esteri. Certo non è detto che le tesi sostenute dalla Moyo siano necessariamente vincenti, il fatto però difficilmente smentibile è la scarsa efficacia dell’attuale modello in cui si articolano gli aiuti internazionali che non ha prodotto, fino a oggi, effetti particolarmente positivi.Per chi volesse farsi un’idea più precisa delle idee della Moyo, suggerisco la lettura dell’interessante intervista concessa qualche mese fa dalla studiosa zambiana a La Repubblica (
clicca qui).

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