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venerdì 13 marzo 2009

Quale solidarietà...........

Il signor Max Ramstein interviene, dalla Svizzera,  sul post del  4 marzo, scrivendo:" Fa piacere il buon andamento dell'economia del Rwanda nel 2008. Rivolgo una domanda più generale a MBG, sperando che mi risponda. Seguendo un Suo consiglio in un commento ad un articolo su Il Sole 24 ore, ho letto l'articolo di Padre Piero Gheddo "Quale solidarietà con i popoli Africani?"... impressionante ... però è stato scritto nel febbraio del 2001. Domanda: Complessivamente, la diagnosi di Padre Piero Gheddo è ancora "attuale", ci sono stati miglioramenti? Esiste qualche riferimento utile successivo al 2001 ? grazie per la risposta.
Credo che l'analisi di Padre Gheddo sia, purtroppo, ancora tragicamente attuale.
Condivido, in generale, le analisi di questo missionario, profondo conoscitore della realtà del terzo mondo, in quanto cerca di sfuggire ad ogni approccio ideologico che porta moltissimi osservatori della realtà africana a scaricare ogni colpa dei ritardi di questo splendido continente sugli occidentali.
Ora, ferme  le indubbie colpe dei colonizzatori ( e anche qualche merito non secondario), credo non si faccia un buon servizio ai nostri amici africani a non richiamarli alle loro responsabilità, invitandoli a guardare avanti senza crogiolarsi in un'antica consuetudine africana di guardare a una presunta passata età dell'oro in cui vivevano le loro comunità, su cui è piombata dirompente e distruttrice l'esperienza coloniale. Bisogna guardare con realismo alla realtà africana senza gli occhiali deformanti dell'ideologia o, peggio ancora, della moda del political correct.
Quando si viene a contatto con queste popolazioni si vede come molto sia ancora il percorso da fare, prima di tutto sul piano della mentalità, e come molto  dipenda proprio da loro e soprattutto dai loro gruppi dirigenti a livello politico e intellettuale. A proposito di intellettuali! E' stato per me sorprendente leggere un intervento di un intellettuale congolese, Jean-Léonard Touadi, attualmente deputato nel parlamento italiano, dove si sottolineava quasi quale titolo di merito l'assenza nelle lingue africane del concetto di sviluppo,"concetto  e prassi estranea alla storia  e all'essenza stessa delle culture africane. Lo sviluppo è uno dei componenti della"missione civilizzatrice" attraverso il quale il fiume  della storia africana è stato bruscamente interrotto e gli africani sono stati costretti a navigare sul fiume degli altri".  Rimanendo nell'allegoria del fiume, mi verrebbe da dire che forse è importante porsi il problema della barca su cui si naviga, della rotta che si vuole seguire e soprattutto nelle mani di quale nocchiero ci si mette, visto che non si può più parlare di fiumi ma del mare aperto della globalizzazione. 
Certo il problema è indubbiamente molto complesso; credo comunque che vada affrontato con apertura e disponibilità a recepire le ragioni di questi amici senza necessariamente accondiscendere ad alimentare un certo vittimismo sempre latente.

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