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domenica 23 dicembre 2018

Aperto il nuovo monastero delle clarisse a Nyinawimana

Interno del nuovo monastero
Il  20 dicembre, sette suore della comunita' delle clarisse di Kamonji hanno preso possesso, come suore fondatrici, del nuovo monastero realizzato a Nyinawimana, nella diocesi di Byumba. Dopo poco piu' di un anno dall'avvio del Progetto "Non di solo pane.." ( clicca qui per conoscere tutta la storia del progetto), infatti, i lavori di costruzione del nuovo monastero, iniziati nel settembre scorso, si sono conclusi felicemente, con risultati che, a giudicare dalle prime foto che ci sono pervenute, sono decisamente interessanti.La nuova comunita', che nasce alla vigilia di Natale, non poteva avere avvio migliore. Ricordiamo che questo è solo il primo passo. Infatti, a fianco della struttura appena ultimata, nel tempo e man mano che si renderanno disponibili i fondi, nascerà una nuova struttura destinata al vero e proprio monastero, mentre l'edificio appena ultimato dovrebbe essere destinato a foresteria per le persone che  desiderano trascorrere qualche momento di preghiera e raccoglimento in una realtà claustrale.            

mercoledì 19 dicembre 2018

Auguri



Auguri di un sereno Natale e un felice 2019

Noheli Nziza

Buon Natale

sabato 8 dicembre 2018

Kagame: l'Europa investa in Africa le grandi somme destinate all'accoglienza

In margine all’incontro con il cancelliere austriaco, Sebastian Kurz, che era in visita ufficiale in Rwanda, il presidente Paul Kagame, presidente anche dell’Unione Africana, ha parlato della cooperazione Europa-Africa, con particolare riferimento al problema migratorio.Come riferisce The New Times, dopo aver ricordato i molti africani che hanno perso la vita nei loro viaggi e dei molti ancora bloccati ai punti di confine, Kagame si è posto il problema di come il fenomeno migratorio “possa essere gestito correttamente anche se  avremmo dovuto farlo molto tempo fa, ma non è mai troppo tardi per fare la cosa giusta”. Ha detto che l'immigrazione è aumentata perché alcuni africani sentono che il loro continente non ha le condizioni di base per vivere una vita dignitosa.Per questo, "la partnership tra Europa e Africa dovrebbe mirare a creare un ambiente per mantenere i nostri giovani e garantire loro che stare nel proprio continente o paese è meglio per loro potendo trovare sicurezza e lavoro".Purtroppo, secondo Kagame, andando all’origine del fenomeno, la crisi dell'immigrazione è peggiorata, in parte, da quando a causa dell'invito e dell'istigazione, prima della crisi, di una parte di alcuni Paesi europei agli immigrati africani ad andare in Europa, promettendo loro una vita migliore."Se si guarda alla storia di questa migrazione, da molto tempo, l'Europa incita o invita le persone ad andare in Europa. Il messaggio era "i tuoi paesi africani sono governati male e tu dovresti venire da noi". L'impressione è stata che se hai un problema nel tuo paese, sia esso falso o vero, vieni nel nostro paradiso. E la gente è venuta. Al punto che le persone non possono più avere immigranti ", ha detto il presidente. Nel tempo, ha detto, l'Europa è stata travolta dall'ondata di immigrati. Andando avanti, ha aggiunto, i due continenti dovrebbero concentrarsi sulle opportunità disponibili per ridurre la necessità per gli africani di cercare opportunità altrove. Creando le opportunità ed eliminando la necessità dell'immigrazione, ha spiegato, le due parti spenderanno meno fondi:"Il tipo di investimento effettuato per gli immigrati è così grande che se investito in Africa, potremmo creare industrie. Il problema non è l'Europa, abbiamo la nostra giusta parte della colpa che dobbiamo assumere ", ha concluso Kagame.

domenica 2 dicembre 2018

Le misure di contrasto ai flussi finanziari illeciti dall'Africa

Ieri, il presidente Paul Kagame, intervenendo al Summit del G20 a Buenos Aires ha chiesto, nella sua qualità di presidente dell'Unione Africana, ai leaders presenti di includere l'Africa nei meccanismi per combattere a livello mondiale i flussi finanziari illeciti che costano al continente circa 50 miliardi di dollari all'anno. Sull'argomento, proponiamo un estratto tratto dal libro Aiutiamoli a casa loro Il modello Rwanda.

Come vigilare sul buon uso degli aiuti all'Africa
Uno dei rischi che accompagnano la cooperazione internazionale è che gli aiuti che i paesi sostenitori indirizzano verso i paesi africani finiscano per la gran parte nelle tasche dei numerosi governanti corrotti, spesso pure incapaci, che allignano nel continente africano. Simili malversazioni non possono però mettere discussione la politica degli aiuti, per due ordini di ragioni. La prima: se togliamo ai paesi africani la possibilità di contare sugli aiuti esteri, li priviamo dell’unica vera e reale occasione di crescita delle loro economia e dello sviluppo delle rispettive società che ne potrebbe conseguire, lasciando come unica alternativa quella di incentivare le migrazioni verso l’Europa alla ricerca di nuove prospettive di vita. A quel punto il problema graverebbe in toto sull’Europa, cui spetterebbe dare risposte al fenomeno migratorio, senza peraltro poter contare sulla leva dell’aiutiamoli a casa loro, intesa nella migliore delle sue accezioni, che, allo stato, rimane l’unica reale alternativa all'accoglienza incondizionata, con tutte le ricadute da tutti conosciute.