Inizia oggi la visita dal Papa in Benin.Nell'occasione Benedetto XVI consegnerà alla Chiesa africana, all'esito del passato Sinodo africano, l’esortazione apostolica "Africae munus" .
Dal libro "Meno male che Cristo c'è. Vangelo, sviluppo e felicità dell'uomo" (Lindau, pp.336, euro 19) di Piero Gheddo con Gerolamo Fazzini, riprendiamo il capitolo su "Il contributo della Chiesa allo sviluppo dell’Africa".
Nei tempi moderni, la Chiesa nell’Africa nera è stata fondata dai missionari che fin dall’inizio hanno annunziato Cristo con le opere di carità, di sanità, di educazione. Nel tempo della colonizzazione, dalla fine dell’800 al 1960, la scuola era quasi tutta in mano alle Chiese cristiane, per decisione degli stessi governi che finanziavano l’educazione attraverso le missioni. I primi capi dell’Africa nera che l’hanno guidata all’indipendenza venivano tutti dalle scuole cristiane.
L’evangelizzazione attraverso la scuola è sempre stata prassi costante nel mondo missionario. Uno slogan spesso citato e usato dai missionari diceva: «Prima costruiamo la scuola e poi la chiesa». E questo perché la scuola apre le menti e i cuori e poi la Chiesa, il Vangelo e il catechismo spiegano e diffondono i contenuti del cristianesimo. In tutti i paesi dell’Africa nera la scuola moderna era sconosciuta. Le prime scuole le hanno aperte i missionari cristiani.
Kwame Nkrumah, padre della patria e primo presidente del Ghana (indipendente dal 1957), allievo dei missionari e poi insegnante nelle loro scuole, nel 1957 diceva in una conferenza agli studenti in Svizzera: «La persona che mi ha presentato ha ricordato che io sono il responsabile del ridestarsi di questo grande continente. Credo che non sia vero. Ma se vogliamo considerare la situazione in modo più esatto, debbo dire che i responsabili della presa di coscienza di noi africani sono stati i missionari cristiani con le loro scuole». È solo una citazione fra tante altre che si potrebbero fare; d’altra parte in questi primi 50 anni dell’indipendenza africana è difficile trovare un presidente, un premier, una personalità di primo piano che non sia cristiano battezzato o fedele seguace della religione del Corano.